💭 «Per favore, mi lasci questo ricordo, soltanto questo»
Le principali minacce per la conservazione di contenuti culturali nel mondo digitale, ma anche il disco del mese (sorpresa), più i Mogwai, C Duncan, Anna B Savage, Zzzahara e Lambrini Girls
Forse non ti ho mai raccontato di aver studiato Conservazione dei Beni Culturali all'università! Esatto, se esistesse un albo, oggi sarei un archeologo. Sò che può sembrarti strano, visto che per lavoro mi occupo di digital, eppure mentre studiavo i greci e i romani, per arrotondare, tenevo corsi di HTML e Web Design. Mi è sempre piaciuto coltivare interessi diversi, anche quando sono apparentemente disparati. Del resto da bravo Cancro ho un occhio rivolto al futuro e uno al passato e mi muovo fluttuando nell'acqua, ma di lato!
Il mio background di studi è uno dei motivi per cui i temi della memoria, del passato e della conservazione mi sono così cari. Dai tempi delle tavolette di argilla dei sumeri, fino ai floppy disc del Commodore 64, ad ogni nuova tecnologia di archiviazione siamo sempre stati portati a pensare che il problema del salvataggio delle informazioni fosse definitivamente risolto. Purtroppo non è così, anzi probabilmente è vero il contrario, ad ogni nuova tecnologia, per quanto avanzata, il problema dell'obsolescenza dei vecchi sistemi mette a repentaglio la conservazione e la sopravvivenza dei materiali culturali. Oggi è anche peggio, visto che quando un disco, un film o un libro, abbandonano il supporto fisico per trasferirsi sulle nuvole, il rischio che possano andare persi è più elevato.
È esattamente questo il grido d'allarme lanciato da Internet Archive attraverso un documento dal titolo Vanishing Culture: A Report on Our Fragile Cultural Record.
Per favore, mi lasci questo ricordo, soltanto questo.
Joel in Eternal Sunshine of the Spotless Mind
Cos'è Internet Archive
Internet Archive è una delle cose buone nate da internet, almeno a livello di Wikipedia, ma molto meno conosciuto.
Si tratta di un'organizzazione, senza scopo di lucro, che si propone di garantire a tutti un libero accesso alla conoscenza. Funziona come una biblioteca digitale che mette a disposizione una vasta gamma di contenuti culturali ed è anche attiva nella difesa del web libero e accessibile.
Il report
Il report Vanishing Culture: A Report on Our Fragile Cultural Record - che qui trovi disponibile in PDF - curato da Chris Freeland, Luca Messarra, e Juliya Ziskina, esamina in dettaglio le principali minacce per la perdita di contenuti culturali nel mondo interconnesso di oggi. La cosa incredibile è che non c'è solo la già citata obsolescenza tecnologica, ma anche gli attacchi informatici e soprattutto (secondo me) le logiche commerciali!
A proposito degli attacchi informatici, uno dei casi citati dal rapporto è quello della British Library, che il 28 ottobre 2023 dichiarò su Twitter di aver riscontrato "problemi tecnici", salvo poi precisare che l'interruzione dei servizi era la conseguenza di un attacco informatico con tentativo di estorsione.
La British Library non si piegò al ricatto, ma oggi quell'episodio viene ricordato come "uno dei peggiori incidenti informatici nella storia britannica" e anche se il catalogo principale è tornato online, la British Library dovrà utilizzare ancora il 40% delle sue riserve finanziarie, circa 6-7 milioni di sterline, per riprendersi completamente.
Fra i vari "inconvenienti" circa 20.000 scrittori, illustratori e traduttori, che di solito ricevevano commissioni dal Public Lending Right per le opere prese in prestito, hanno visto i loro pagamenti ritardati o interrotti.
Alcune logiche commerciali non fanno bene alla cultura
Non ci sono solo i rischi provenienti dall'esterno a mettere a repentaglio la conservazione delle opere, spesso la minaccia arriva direttamente dalle scelte commerciali.
La transizione dalla proprietà fisica dei media (CD, vinile, cassetta, libro, DVD…) verso modelli basati su licenze temporanee accessibili tramite streaming ha aumentato i rischi. I detentori dei diritti optano sempre più spesso per garantire alla propria audience un accesso provvisorio attraverso app e piattaforme di terzi (Spotify, Deezer, Amazon…), ma questo implica che le opere possano essere rimosse dai cataloghi unilateralmente e senza alcun preavviso.
L'assenza di proprietà, a cui siamo ormai abituati e assuefatti, non solo ostacola la formazione di una cultura collettiva libera, collaborativa e diversificata, ma crea un ecosistema informativo piatto, controllato e omologato.
Vanishing Culture: A Report on Our Fragile Cultural Record è un invito all'azione rivolto alle istituzioni e ai responsabili politici affinché prendano misure proattive per garantire che il nostro patrimonio culturale rimanga accessibile e preservato per le generazioni future, ma è anche e soprattutto rivolto a tutti noi: quando teniamo in mano un disco, un libro, un film, dovremmo sentirci anche responsabili di come lo tramanderemo a chi verrà dopo.
DÍA di Ela Minus
Una delle lezioni più sorprendenti che ho avuto da bambino è come il ghiaccio possa essere così freddo da bruciare: nella mia mente questa doveva essere un’antinomia. Con DÍA di Ela Minus mi è successa una cosa del genere ma al contrario: DÍA ha tutte le caratteristiche per sembrare un album di elettronica proveniente da Ny-Ålesund (la località più a nord del mondo nelle Isole Svalbard) e invece è opera della colombiana Gabriela Jimeno.
Squarciando il velo dietro al quale si cela, Ela Minus è il progetto solista della producer e autrice di base a New York Gabriela Jimeno, ma le sorprese non sono finite qui! Nonostante la matrice puramente electro pop dei suoi brani, Gabriela è cresciuta con il punk (ne è rimasta traccia nei temi sociali di alcuni pezzi) e l’heavy metal, generi musicali con i quali si cimentava suonando la batteria da adolescente.
Trasferitasi negli USA per frequentare il Berklee College of Music (indirizzo batteria jazz), la folgorazione è avvenuta sulla via di Boston, quando il clubbing e i sintetizzatori l'hanno convertita all'elettronica; tanto da aggiungere una specializzazione in progettazione di sintetizzatori al suo percorso di studi. Nel suo CV è persino presente un’esperienza in Critter & Guitari, una società di strumenti musicali e sintetizzatori di Brooklyn.
Il risultato è che Gabriela compone ed esegue tutto il suo materiale su hardware assemblato da lei e questo conferisce alla sua musica una concretezza difficile da raggiungere con una strumentazione virtuale.
DÍA è il suo secondo album, dopo il debutto Acts of Rebellion del 2020, entrambi usciti per la Domino Records (anche se il sound ricorda parecchio la Ninja Tunes o la Morr Music).
La cosa sorprendente di Ela è che riesce a mettere assieme una scrittura da songwriter, fatta di testi personali che mettono a nudo la sua anima, con colorate e travolgenti basi da producer che alternano synth-pop, techno, noise ed electro-pop.
Disco del mese!
It's Only A Love Song di C Duncan
Dietro lo pseudonimo di C Duncan si cela, ma pensa un po', Christopher Duncan! So che stenti a crederlo, ma se ci fai caso, nessuno li hai mai visti assieme nella stessa stanza.
Battute a parte sullo pseudonimo artistico scelto dal nostro, Christopher è un compositore e polistrumentista scozzese cresciuto a Glasgow, da genitori musicisti classici (e si sente). Sin da bambino ha seguito le orme di mamma e papà (non sappiamo con quanto entusiasmo) studiando dapprima pianoforte e viola per poi passare a chitarra, basso e batteria, fino ad arrivare alla composizione musicale appresa al Royal Conservatoire of Scotland.
Nel 2013, nel suo studio casalingo, ha cominciato ad assemblare i suoi pezzi - letteralmente - registrando uno strumento alla volta e suscitando sin da subito gli interessi della FatCat Records. Dal 2021 si è accasato presso la Bella Union.
It's Only A Love Song è il suo quinto album e sta raccogliendo pareri unanimemente favorevoli da pubblico e critica.
Esattamente come ci si aspetterebbe da un titolo del genere, l'album è un compendio di chamber pop (Sufjan Stevens, Owen Pallett, Shearwater i rimandi) che fa affidamento su archi, piano, melodie classiche e armonie sognanti, sui i quali si innestano testi malinconici e romantici, in parte ispirati al suo recente matrimonio.
La senti la glicemia che sale?!?
You & i are Earth di Anna B Savage
Anna B Savage è cantautrice e polistrumentista nata e cresciuta a Londra ma residente a Dublino, dove si è trasferita per motivi di studio ed è rimasta per scelte di vita.
You & i are Earth è il suo terzo album in studio, edito dalla City Slang, e si gioca tutto su corde pizzicate, chitarre acustiche, clarinetti e archi. I testi sono introspettivi e le immagini poetiche ("Quando piango, dici che ho il sapore del mare/Questo calore, è così che dovrebbe essere") sono un omaggio alla sua patria adottiva, l'Irlanda, alla tradizione folk (Agnes) e al suo partner.
La potente voce di Anna, così profonda e in contrasto con il suo aspetto delicato, si alterna al cantato sussurrato, creando atmosfere intime, ma anche momenti di esaltazione.
In un mondo di fragorosi alberi che cadono, questo disco è il suono della foresta che cresce.
The Bad Fire dei Mogwai
Non credo che ci sia bisogno di Indie Riviera per apprendere che è uscito un nuovo album dei Mogwai, soprattutto dopo l'uscita di As The Love Continues nel 2021, album che portò la band di Glasgow in vetta alle classifiche del Regno Unito consegnando alla band di Stuart Braithwaite & Co una fama che va ben oltre i circuiti indie e alternative.
Tuttavia The Bad Fire - il titolo dell'album deriva dallo slang della classe operaia di Glasgow, che con questo epiteto indica l'inferno e si riferisce ad una serie di momenti difficili attraversati dai componenti della band - è davvero un disco impossibile da ignorare.
L'album, registrato nel Lanarkshire con il produttore John Congleton, suona come un compendio delle esperienze trentennali (era il 1995) del gruppo, rispecchiando perfettamente questa fase della loro carriera, contraddistinta da sound più accessibile, tanto che ben tre brani su dieci sono cantati e hanno la classica struttura canzone. Non è poco per i Mogwai.
Si passa dai lunghi passaggi strumentali tipicamente post rock, a cominciare dal brano di apertura God Gets You Back, fino alla coda di chitarre distorte di Lion Rumpus che ci introduce al climax finale.
Confesso di avere una predilezione per Fanzine Made Of Flesh che è il pezzo più “Grandaddy” dai tempi di The Sophtware Slump, solo che l'hanno registrato i Mogwai.
Spiral Your Way Out di Zzzahara
Zzzahara è il nome d'arte di Zahara Jaime, un artista di Los Angeles che compone musica indie rock melodica, spaziando tra shoegaze, post-punk e dream pop con qualche influenza Motown.
Durante l'adolescenza si è appassionata a gruppi come Cure, Smiths e Yeah Yeah Yeahs di cui ha interpretato cover nei principali locali della sua città. Nel 2018, poco prima di completare l’università, ha abbandonato gli studi per formare i The Simps insieme al collega Eyedress e parallelamente ha anche iniziato a lavorare sul progetto solista Zzzahara, con il quale ha esordito nel 2022.
Spiral Your Way Out, il terzo disco in studio di Jaime, è un'opera emotivamente sincera che racconta della rottura di una relazione tossica (It Didn't Mean Nothing) sul canovaccio di certo indie rock lo-fi dai chiari ammiccamenti agli anni 90. Se dovessi segnalare dei riferimenti più vicini cronologicamente la mia mente andrebbe ai PACKS dell’anno scorso.
Who Let the Dogs Out delle Lambrini Girls
Le Lambrini Girls, originarie di Brighton, sono una band punk rock che ha recentemente conquistato un’importante notorietà, anche grazie a tematiche di denuncia su temi quali patriarcato, nepotismo, gentrificazione, capitalismo, gender gap e l'annosa questione di chi porta fuori il cane.
Il gruppo si è formato nel 2020 da un'idea di Phoebe Lunny (voce/chitarra) e Lilly Macieira (basso). A pochissimi anni dalla germinazione le ragazze Lambrini sono letteralmente sulla bocca di tutti (se cerchi su Google ci sono anche articoli sul sito di Sky). Alla loro notorietà hanno sicuramente contribuito le incendiarie esibizioni nei peggiori locali di Brighton.
Who Let the Dogs Out è il loro debutto assoluto, pubblicato da City Slang. In 29 minuti di musica, senza alcun rallentamento, l'album mescola punk rock, impegno sociale e noise-pop. L'unica pecca che posso segnalare, per i miei gusti, è un sound molto molto molto omogeneo, pure troppo, che mi da la percezione di ascoltare lo stesso pezzo per 30 minuti, almeno dal punto di vista musicale.
Per approfondire
🏟️ The Guardian spiega come i festival musicali nel Regno Unito stiano affrontando un momento particolarmente difficile a causa della scarsità di artisti “principali” e dell'aumento dei costi. Molti eventi sono stati annullati o posticipati, con una stima di 60 festival che hanno subito modifiche nel 2024, rispetto ai 36 dell'anno precedente.
🎧 A dicembre su Il Post è uscita questa imperdibile intervista al “più prolifico critico musicale dell’internet italiana”, ovviamente si parla di …
📬 Qui ci sono le 400 newsletter musicali più lette su Substack, ne ho appreso l’esistenza grazie a
, devo ancora spulciarle tutte, ma da quello che ho capito fra le italiane dovrebbe esserci solo il nostro 👏My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)
Fammi sapere di Ela, a me è piaciuta parecchio, ha anche una storia che si presta per il disco disegnato 😬 Attendo con curiosità il disco disegnato delle Lambrini.
Grazie! Mica per la citazione, per il report Vanishing Culture, che mi tornerà molto utile per una cosa che scriverò. Olé!