💊 Pillola azzurra, fine della storia: crederai che quello che ascolti non sia fatto da AI (semicit.)
Dei vari modi in cui le piattaforme si stanno approcciando all'Intelligenza Artificiale generativa, ma anche il disco del mese e tanta altra buona musica
Quella che stai per leggere è una restituzione organica di articoli che mi sono capitati sottomano negli ultimi mesi, sul tema Musica & Intelligenza Artificiale. Nel registrare dichiarazioni, illazioni, accuse e inchieste, ho notato che è possibile intravedere un fil rouge. Almeno secondo me.
Spotify è sotto accusa, tanto per cambiare
Un’indagine giornalistica pubblicata da Harper's Magazine ha gettato dell'altro fango su Spotify. Secondo l’inchiesta Spotify starebbe inserendo nelle playlist di musica da sottofondo (ad esempio musica ambient per playlist come "Yoga", "Pilates", "Relax", "Mindfulness"...) brani prodotti da AI generative. Gli ascoltatori ne sarebbero ignari, non per dolo ma per omissione.
Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. (Matrix)
I diritti di questi pezzi, definiti Perfect Fit Content (PFC), verrebbero acquistati dalla società di Daniel Ek in grandi quantità e a costi fissi bassissimi a prescindere dal numero di riproduzioni che avranno. L’obiettivo sarebbe quello di sostituire i brani di artisti indipendenti con i PFC, in questo modo Spotify potrebbe ridurre in modo significativo i suoi costi variabili per i diritti d’autore.
La società svedese ha respinto fermamente le accuse, affermando che non c’è alcuna strategia del genere. Tuttavia l'inchiesta ha raccolto testimonianze di ex dipendenti secondo i quali all'interno dell’azienda esisterebbe un programma dedicato a questo.
Deezer, prevedibile come i Greatest Hits di Natale
Di fronte a queste voci Deezer si comporta in modo prevedibile, ovvero come farebbe qualsiasi underdog che intravede la possibilità di recuperare un po' di svantaggio rispetto ai competitor: cercando di racimolare nuovi utenti fra gli indignati in fuga da Spotify.
Alexis Lanternier, CEO di Deezer, ha recentemente dichiarato che: "Ogni giorno vengono caricati circa 10.000 brani completamente generati dall’AI, pari a circa il 10% dei contenuti giornalieri uploadati sulla sua piattaforma." Per contrastarli Deezer ha sviluppato uno strumento di rilevamento che sarà presto implementato sulle app e che marchierà i contenuti generati interamente dall'AI, in modo che gli utenti saranno consapevoli di quello che ascoltano.
Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant'è profonda la tana del bianconiglio. (Matrix)
Ho la sensazione che dichiarazioni del genere possano anche essere una strategia polarizzata per attrarre consensi, ma va ricordato che Deezer non è contraria all’uso dell’AI a priori (del resto possiede anche degli algoritmi che compongono playlist), ma sostiene che l’AI dovrebbe essere al servizio del processo creativo, non sostituirlo.
In Google il cambiamento è l’unica cosa che non cambia
Google come sempre si dimostra aperta al cambiamento, ma va anche ricordato che a Google non interessano gli amanti della musica duri e puri, quanto un pubblico più ampio e generalista.
Ad esempio a novembre 2024 YouTube ha lanciato la funzione "AI Music Remixes", che permette di creare brevi clip audio con le voci di artisti del calibro di Charlie Puth, Charli XCX, Demi Lovato e John Legend. L'obiettivo è promuovere la creatività e la personalizzazione musicale nei YouTube Shorts, garantendo comunque un ritorno economico agli artisti e alla artiste “clonati”.
Se con una mano concede, con l'altra l'azienda di Mountain View si adopera per proteggere i detentori dei diritti. A settembre 2024 YouTube aveva annunciato il lancio di una tecnologia AI capace di identificare il cantato sintetico, per rilevare e “gestire” contenuti non autorizzati che imitano le voci degli artisti e delle artiste. Questo strumento verrà testato in un programma pilota nel corso di quest’anno.
Halo On The Inside di Circuit des Yeux è il Disco del Mese
Circuit des Yeux è il progetto artistico di Haley Fohr, autrice, compositrice e musicista di Chicago. Se la incontrassi senza conoscerla potresti tranquillamente scambiarla per una sciamana o una banshee irlandese; ma per fortuna c’è Indie Riviera a tenerti sul pezzo: è solo Haley Fohr!
Haley ha alle spalle un passato musicale fatto di indie folk sperimentale e sonorità country e synth pop sotto il nickname di Jackie Lynn.
Circuit des Yeux invece è un progetto che si muove tra alternative rock sperimentale, atmosfere industrial e post punk, ma tutto è fortemente improntato sul carisma vocale di Fohr, una voce sacra e magnetica che personalmente mi fa pensare ad un incrocio fra Anohni e Nico.
Halo On The Inside è il settimo album in studio di Circuit des Yeux ed è stato registrato nella sua cantina, nella fascia oraria che va fra le 21:00 e le 5:00 del mattino, là dove nascono i rituali notturni. Il disco è stato prodotto assieme ad Andrew Broder, già con Bon Iver, Moor Mother e Lambchop, solo per dirne alcuni.
Halo On The Inside è un disco magniloquente, stratificato, pieno di ombre che si fanno via via sempre più scure. Un post punk “alla Matador”, con molta elettronica, gotico e abrasivo. Le chitarre hanno spesso la manopola del feedback aperta, creando un muro di suono edonistico e pagano, dove si respirano atmosfere surreali alla Donnie Darko. La voce di Fohr è uno strumento potente che sembra evocare forze oscure e affascinanti.
Impossibile non menzionare Skeleton Key, in cui risuonano i Muse più barocchi e distorti di Origin of Symmetry, e la conclusiva, catartica e purificatrice, It Takes My Pain Away, un brano strumentale che chiude il cerchio sublimando il dolore, come in qualsiasi rito che si rispetti.
This Side of the Island di Hamilton Leithauser
Hamilton Leithauser, frontman dei Walkmen, ha sempre avuto una voce capace di evocare forti emozioni, sospese tra urgenza e malinconia. I Walkmen - casomai te li fossi persi - sono stati una delle band post punk e new new (…) wave più influenti della scena newyorkese dei primi anni 2000. Capofila di un movimento unofficial che ha visto poi seguire a ruota anche band più glamour come Interpol, Strokes, Yeah Yeah Yeahs e altri.
I Walkmen si sono presi una pausa dopo la pubblicazione di Heaven, nel 2011, pausa che ha consentito a Leithauser di intraprendere un percorso da solista e di confermare le sue doti da crooer versatile ed elegante.
Il suo nuovo lavoro, This Side of the Island, è disco indie rock che si muove tra molteplici suggestioni sonore: la voce, talvolta in falsetto e certi colori glam, mi ricordano Bobby Conn, il piano e il sax in Ocean Roar ammiccano a sonorità jazz e l'organo e gli ottoni di What Do I Think? sprigionano un'energia luminosa. Non mancano pezzi costruiti su chitarre euforiche e robuste percussioni, come Knockin' Heart, probabilmente il brano che più di tutti ricorda i Walkmen. Hamilton per l’occasione si è affidato alla co-produzione della moglie Anna Stumpf e Aaron Dessner dei National.
This Side of the Island è un lavoro fitto di riflessioni malinconiche, ma al contempo anche incastonato di brani scritti per essere cantati assieme al pubblico.
Nothing dei DARKSIDE
Tornano i DARKSIDE, la creatura del compositore cileno-americano Nicolás Jaar e del suo fedele bro, il polistrumentista Dave Harrington. Per l’occasione i due sono accompagnati dal percussionista e progettista di strumenti Tlacael Esparza.
Il nuovo disco Nothing è stato registrato a Los Angeles, alla Spiral House, dove il gruppo ha esplorato la nuova line-up e ridefinito il proprio vocabolario sonoro, mettendosi alla prova in lunghe sessioni di registrazione, a volte improvvisate, attraverso un approccio ribattezzato “Nothing Jam”.
L’ingresso di Tlacael Esparza ha portato ad un sound ancora più imprevedibile (se fosse possibile) per lo sviluppo di ognuna delle nove tracce. Il risultato è un mix di psichedelia, art rock, kraut e space rock, il tutto appoggiato su una componente elettronica sempre più centrale. Non mancano pezzi più pop e orecchiabili, come Are You Tired? (Keep On Singing) ad esempio, che tiene incollate le orecchie anche grazie a riff di chitarra ammiccanti.
Chiude il disco Sin El Sol No Hay Nada, un climax emotivo costruito su sonorità ambient, che definirei lynchiane, che lentamente si dissolvono in un muro di distorsioni.
Flamingo Tower dei Monde UFO
Ovvero un disco più facile da ascoltare che da raccontare.
I Monde UFO sono un duo di Los Angeles dedito ad un certo pop surrealista e onirico, che si destreggia abbastanza abilmente tra rock psichedelico, atmosfere jazz e dream pop. Il nome della band deriva dal cognome del suo fondatore, Ray Monde, che ha dato il là al progetto realizzando in solitaria - secondo tradizione DIY - le prime registrazioni lo-fi con un vecchio organo da chiesa, accompagnato da una drum machine e incidendo tutto su un 4 tracce. Il successivo ingresso di Kris Chau ha trasformato i Monde UFO in una vera e propria (mezza, dai) band.
Flamingo Tower, pubblicato dalla Fire Records, è il secondo lavoro in studio della band e conferma la capacità dei due di muoversi tra i generi di cui sopra, con naturalezza. I ragazzi alternano pezzi post punk dal gancio impossibile da dimenticare, come Sunset Entertainment 3, a tracce free e avant-jazz (Ava Tascam) guidate da sassofoni e avvolte da elettronica ambient noise; altrove invece esplodono in caleidoscopici patchwork alla The Go! Team (119). Tutto senza rinunciare quasi mai ad un tocco di bossanova che li rende esotici e, di fatto, un oggetto musicale non identificato... o identificabile.
For Melancholy Brunettes (& Sad Women) di Japanese Breakfast
Dietro al nickname Japanese Breakfast si cela Michelle Zauner, musicista statunitense già nota per il suo indie pop intimistico con i Little Big League. Nata a fine anni 80 a Seoul, da madre coreana e padre ebreo-americano, è successivamente emigrata in Oregon con la sua famiglia.
Il tema delle origini di Michelle ricorre sepsso nelle sue opere. Ad esempio la sua autobiografia Crying in H Mart è un vero e proprio viaggio nella memoria dei suoi natali coreani. Il libro dopo aver raggiunto il secondo posto nella classifica dei best-seller di saggistica del New York Times è stato il seme da cui è germogliato Jubilee, il suo penultimo album, candidato ai Grammy. Infine nel 2024 ha trascorso diversi mesi a Seoul per stuidare coreano presso la Sogang University.
Con Jubilee e Crying in H Mart Zauner si è trovata catapultata nel mainstream culturale con inaspettato hype, realizzando le sue ambizioni più profonde. Tuttavia il successo non è mai senza conseguenze: "Mi sentivo sedotta dall’ottenere ciò che avevo sempre desiderato", sostiene Michelle. "Stavo volando troppo vicino al sole, e ho capito che se avessi continuato sarei precipitata".
A volte bisogna stare attenti a ciò che si desidera, perché potrebbe avverarsi. Proprio da questa consapevolezza nasce For Melancholy Brunettes (& Sad Women), il suo recente lavoro prodotto da Blake Mills.
L’album è stato registrato a Los Angeles, per la prima volta in uno studio professionale e con la produzione di un esterno. Il disco si muove nel campo lunatico e fecondo della malinconia, si tratta di brani intimi, che esplorano il tema del desiderio e delle sue implicazioni emotive. Queste tematiche profonde vengono spesso controbilanciate da una musicalità rigogliosa e primaverile. Pianoforte, flauto e mandolino aprono spazi di luce anche nei passaggi più crepuscolari.
Per Approfondire
😼 Napster cambia di nuovo pelle: il servizio di streaming che un tempo faceva tremare l’industria discografica è stato venduto per 70 milioni di dollari. A comprarlo è stato Hivemind, un fondo crypto con ambizioni nel music biz. Ne ha parlato persino Rolling Stones Italia.
🌤️ Si chiama Skylight ed è la risposta decentralizzata a TikTok, costruita sull'infrastruttura di Bluesky (se mi conosci sai che sono un fan di Bluesky, qui trovi il mio profilo). Niente algoritmo opaco, ma feed personalizzabili e tutto il controllo dei dati agli utenti. L’estetica è ancora acerba, ma l’idea è chiara: rimettere in discussione le regole del gioco.
My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)
I Circuit des Yeux non li conoscevo, ma vedrò senz'altro di recuperare. La voce mi ha ricordato a pelle anche certe performance di Nina Hagen. Preso al primo ascolto, grazie! 👍🏻