😎 "Il sito più fiko dell'internet" intervista a uno dei suoi creatori: Andrea Gasperi
Ha ancora senso scrivere di musica oggi? Ne ho parlato con Andrea Gasperi il creatore di Debaser.it un punto di riferimento per chi scrivere di musica online
Nell’ultimo periodo ho letto diversi articoli sul tema “ha ancora senso scrivere di musica?”
Nella maggior parte dei casi si affronta l’argomento dal punto di vista dei lettori, ovvero se al tempo degli algoritmi sia ancora necessario che qualcuno scriva di musica. Secondo me si tratta del punto di vista sbagliato, scrivere (di qualsiasi cosa) è un’attività che ha senso soprattutto per chi la svolge. La digitalizzazione ha permesso a chiunque (grazie ai costi ora accessibili e prima proibitivi) di poter registrare e pubblicare musica, pubblicare libri o scrivere di musica sul proprio medium, appunto. Questo ha in primis un grande valore catartico per chi crea, poi l’audience arriverà, o forse no, ma non è questo il punto. Se Warhol avesse avuto la possibilità di conoscere internet forse avrebbe potuto dire: “in futuro ognuno avrà 15 lettori”.
Ho parlato di questi temi con uno dei creatori di un sito che è IL punto di riferimento per chi scrive di musica online (ma anche di cinema, libri, concerti…) e che ha come claim “recensioni scritte da chi vuole”, si tratta di Andrea Gasperi uno dei fondatori di Debaser.it
Debaser è un vero e proprio pezzo di storia “dell'internet” italiano quando si parla di musica. Oggi conta circa 5.000 utenti che pubblicano decine di recensioni al giorno, che a loro volta producono giornalmente 5.000 viste e ogni mese vengono visualizzate oltre mezzo milione di pagine.
Debaser è gratuito per i propri utenti, non ha pubblicità e sopravvive grazie alle donazioni.
Sì, il testimonial del sito è un bovino!
Ciao Andrea, grazie per essere qui con noi e per il tuo tempo. La prima domanda che voglio farti è questa: Debaser funziona in maniera completamente autonoma e democratica, non esiste una redazione, tanto che il claim del sito è "recensioni scritte da chi vuole". Non è così facile da comprendere, si tratta di un concetto controintuitivo rispetto a come conosciamo le fanzine online: con una redazione, una linea editoriale, un capo redattore, degli editor.... eppure la qualità è piuttosto alta.
Come spiegheresti questa complessità e questo “caos in equilibrio” a un bambino?
Ciao Francesco, grazie a te e a Indie Riviera per questo spazio.
Intanto voglio precisare che Debaser negli anni è stato tante cose diverse ed oggi è diverso da quello che era quando è nato, perché crescendo si cambia e in questo caso sono passati tanti anni.
Il Debaser che conosciamo oggi probabilmente è figlio di un'ingenuità, ovvero è figlio di quel periodo in cui si credeva che internet ci avrebbe salvato e non eravamo ancora coscienti di quello che stava per succedere ai contenuti online. Penso ad esempio alla monetizzazione dei contenuti che secondo me è stata un po' la piaga che ha portato alla morte di tanti forum, di tante belle realtà che avevano unicamente lo scopo di regalare i propri contenuti di qualità. L'idea di dire: “Io questa cosa ce l'ho dentro, la scrivo e te la dono, spero che tu ne faccia qualcosa di buono” è stata uccisa dalla creators-economy.
Da quella prima fase di ingenuità (che noi stiamo cercando comunque di mantenere intatta) che potremmo definire “economia della condivisione”, si è passati a quello che vediamo oggi sui social, dove la cosa più importante è fare visualizzazioni monetizzabili e i contenuti non vengono più prodotti per essere condivisi ma perché è un lavoro.
La parola condividere è una parola diversa da vendere, no? Mi fanno ridere quelli che dicono “condivido su Facebook”, “condivido su YouTube”, in realtà non stanno condividendo niente ma stanno vendendo.
Oltretutto, dal mio punto di vista, a monetizzare i contenuti sulle piattaforme spesso sono personaggi che non ne avrebbero il titolo, cioè se un giornalista è un giornalista dovrebbe essere iscritto all’albo e dovrebbe rispondere di quello che scrive, sono due livelli diversi. Di fatto le piattaforme pagano dei creators per produrre contenuti su cui non c’è garanzia di veridicità e spesso può esserci disinformazione.
Inoltre Debaser per me che faccio lo sviluppatore software di mestiere, è stato anche un'importante palestra dove ho imparato a programmare. Però devo ammettere che all'inizio l'idea di diventare super ricco perché avevo il sito con migliaia di visite ce l’avevo, è inutile negarlo. Come tutti quelli che aprivano qualcosa nel periodo iniziale delle dot com mi dicevo “Ok, adesso faccio sta roba che sfonda, divento milionario e vado a vivere a Miami.”
Ma alla fine l'ho lasciato crescere un po' come voleva lui.
Parlo da utente di Debaser: questo che dici si nota proprio e forse possiamo apprezzarlo perché siamo entrambi genitori. Alla fine il modo migliore per far crescere le cose è aiutarle a trovare la propria strada.
Debaser ha numeri davvero importanti, eppure, un po' come nel Fight Club, fuori da Debaser si parla pochissimo di Debaser. Googlando mi sono reso conto che esistono pochissimi articoli su questo "fenomeno", come te lo spieghi? Come se fosse un segreto ben custodito ci sono un’entropia e un senso di appartenenza pazzeschi, eppure fuori Debaser si parla poco o nulla di Debaser.
Sì, è vero, e qua torniamo al tema della comunicazione oggi. Io penso se che la comunicazione è “prezzolata” allora non informa. Se Debaser avesse deciso di investire in marketing e comunicazione, facendo di questo progetto amatoriale una fonte di business, allora avremmo avuto un ufficio marketing per fare dei comunicati stampa e avremmo ottenuto una visibilità maggiore.
In quell'ingenuità di cui ti parlavo prima, c'era anche l'idea che stavamo facendo qualcosa di buono e che prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto e ne avrebbe parlato. Cazzo, non è stato così purtroppo (o per fortuna?)!
L'attenzione della gente è talmente rapita dall’informazione “prezzolata” che l'informazione gratuita, di qualità, che sarebbe lì alla portata di tutti, risulta quasi trasparente. Quindi sì, hai ragione: è una comunità che è diventata chiusa nel tempo, chi ci entra si appassiona e Debaser è sviluppato per loro.
Ad esempio abbiamo messo un motore di intelligenza artificiale che commenta le recensioni. Si chiama DeBaserBot e…
Ahhh quindi è davvero un bot! Pensavo fosse un utente che si finge bot, perché su Debaser ne ho viste di tutti i colori e mi aspetto di tutto dai suoi utenti. Avevo il dubbio che fosse l'ennesimo utente geniale che si finge qualcun altro, perché lì ci sono stati - e ci sono ancora - dei geni!
Sì, è vero su Debaser ci sono dei geni.
Non posso svelarti tutti i segreti, quindi diciamo che potrebbe essere un'intelligenza artificiale. Forse è un androide. Forse è metà e metà. Si tratta di un processo che gira e che commenta le recensioni.
L'abbiamo chiamato DeBaserBot, non l’abbiamo chiamato Marina con gli occhioni dolci che ti chiede l'amicizia, perché cerchiamo di avere sempre un rapporto onesto con i nostri utenti e con le persone che fanno parte della community. E vedi che anche per te la reazione su Debaser è inversa. Se su Facebook a volte ti chiedi “Ma questo utente è un bot?”, su DeBaser ti chiedi: “Ma questo bot è un utente?”
Di recente ho letto tanti post sul tema: "Ha ancora senso scrivere di Musica nel 2025?" La domanda viene spesso sviscerata dal punto di vista dei lettori: "Per i lettori ha senso che si scriva di musica?" Ma Debaser sembra fare un passo in più, dimostrando che scrivere di musica non solo ha senso, ma per alcuni scrivere della propria musica, è indispensabile.
Uno degli inviti a registrarsi sul sito recita: "Crea molti più problemi di quanti ne risolva!" un'altro dice "Non ci posso credere! È gratis!" facendo capire, con ironia, che scrivere costa impegno e che si tratta di un’azione gratuita e generosa.
Cosa spinge le persone a scrivere di musica?
Oggi i numeri si sono invertiti e la produzione di contenuti sul web è talmente alta che vien da dire che ci sono più autori che lettori, ma questi contenuti, come dicevo prima, sono per lo più pensati per un guadagno economico. L'esigenza di raccontare quello che si pensa su un’opera, per il puro gusto di farlo, è una cosa che rimane, almeno per qualcuno, finché non avremmo capito che anche pensare è inutile.
Penso di musica? Mi viene da scriverlo! Su Debaser, forse te ne sarai accorto, la musica a volte diventa un pretesto per parlare anche di altro e per parlare soprattutto di sé. A me ad esempio piacciono le recensioni in cui le persone raccontano di sé e di cosa provano mentre ascoltano quella musica. Poi magari ci sono anche i tecnici o gente che pensa di esserlo, ci sono gli appassionati, ci sono dei fake che fanno finta di essere stupidi, quelli sono anche divertenti!
Scrivere dopo che sono uscite le “calcolatrici del testo” è un'attività che cambierà radicalmente. Queste intelligenze artificiali faranno alla scrittura quello che i calcolatori sharp hanno fatto alla matematica negli anni 80. Prima delle calcolatrici fare matematica significava dire “io faccio 7 più 7 e so dire che fa 14”, c’era cioè una parte meccanica nella disciplina. Adesso, con le calcolatrici, tutti sappiamo risolvere dei logaritmi, ma quanti sanno davvero cosa sono i logaritmi? Oggi matematica è sapere le cose più che saperle fare.
L’intelligenza artificiale sta facendo la stessa cosa al linguaggio, tu puoi chiedere a ChatGPT: “Scrivi una recensione dei Pink Floyd”; e avrai la tua recensione, e poi potrai fare tuo questo contenuto. Sarà un contenuto che varrà la pena di leggere? Avrà un significato? Dirà qualcosa in più rispetto a quello che è già stato detto? Sono domande alle quali tu scrittore dovrai rispondere, firmando e facendo tuo il contenuto. Lo strumento è “purtroppo” in mano a tutti, anche a chi aggiunge un ulteriore domanda: “Mi farà fare più soldi?”
Come vedi ci rimarranno il giudizio e la volontà, ovvero il desiderio di recensire i Floyde di scriverci delle considerazioni sopra (come volontà),e il giudizio di decidere se pubblicare o meno.
C'è un dibattito su arte e intelligenza artificiale. Io penso a Leonardo da Vinci (per esempio), magari ad un certo punto gli sono capitati i migliori colori e i migliori pennelli, non è che ha detto "Non li uso perché cent'anni fa utilizzavano dell'altra roba e io sono un purista e voglio usare gli strumenti dei miei maestri". No, lui ha utilizzato i migliori strumenti che la sua epoca gli ha messo a disposizione e quindi io penso che anche i performer, gli artisti, ma anche noi che produciamo contenuti, è giusto che utilizziamo i migliori strumenti che abbiamo a disposizione.
Certo, la firma Leonardo da Vinci la metteva sull'opera e non era il colore, lo strumento, che faceva l'opera d'arte.
L'altro tema è lo spazio che raggiungono i nostri contenuti, da questo punto di vista siamo di nuovo in mano a dei motori di ricerca, a degli algoritmi e a alle intelligenze artificiali. Sono i motori di ricerca a stabilire se meritiamo 1.500 lettori al giorno o 15.000. Fra l’altro ultimamente i motori di ricerca stanno diventando dei motori di risposta: se tu chiedi a Google quali sono le migliori dieci band rock italiane lui ti mostrerà la risposta sulla sua pagina e citerà il sito da cui ha preso l’informazione solo come fonte, senza il bisogno che l’utente clicchi sul risultato.
Attualmente sono un po' pessimista, ho l'impressione che continueremo a produrre dei contenuti di qualità, ma che questi rimarranno sempre più nascosti. Toccherà crescere e diventare autonomi, senza più dipendere dai click che arrivano o non arrivano dai motori di ricerca. Spargete la voce!
Debaser non è un social network (anzi si definisce l'anti-social) e avete sempre mantenuto una direzione ostinata e contraria rispetto ai social, ad un certo punto potevate anche aprire una pagina su Facebook ed "arrendervi" e invece avete continuato a rimanere sulla vostra piattaforma.
Oggi la storia sembra darvi ragione e si parla apertamente di come i Social abbiano contribuito ad una società di persone sole, al contrario su Debaser è nata una community fortissima, con le porte girevoli, nel senso che in 25 anni di esistenza, molti sono arrivati, usciti e poi sono tornati. Come ci siete riusciti?
Allora, Antisocial Network ha due differenti livelli di lettura. Il primo è perché ci riteniamo un network di persone antisociali per natura, l’altro livello è perché vorremmo essere un social contro i social network. Lo so, a volte abbiamo delle ambizioni un po' deliranti.
Come siamo diventati così? Voglio essere onesto intellettualmente: probabilmente per mancanza di risorse. Quando mi dici “non avete aperto un gruppo Facebook” mi piacerebbe risponderti che l'abbiamo fatto per una scelta ponderata, perché noi siamo duri e puri, radicali, ma non sarebbe la verità. Abbiamo aperto una pagina Facebook, ma non avevamo le risorse per starci dietro e l'abbiamo chiusa.
Probabilmente alcune strade sono state intraprese per una mancanza di risorse che ha fatto diventare Debaser quello che è. Se un fondo di investimento avesse detto “oh guarda che bello questo sito, investiamoci”, bè due milioni di euro non mi sarebbero dispiaciuti. Non sono un eroe, ma è venuta fuori così.
Non essere eroi e fare una cosa eroica è una delle migliori definizioni di eroe che mi possa venire in mente.
Venendo alla scrittura musicale, sicuramente avrai assistito a tantissime "prime volte", tantissimi utenti che hanno iniziato da absolute beginner. Che consigli dai a chi decide di cominciare a scrivere di musica nel 2025?
Voglio tornare a quello che ho detto prima: quello che farei io se cominciassi a scrivere di musica oggi è parlare di quello che la musica mi dà. Non descriverei tecnicamente il pezzo, non farei tracklist, ma cercherei di portare il lettore in un viaggio, il mio viaggio.
Però devo ammettere che io non ho letto tutte le 48.000 recensioni pubblicate su Debaser, ma di sicuro ho letto quelle che sono state segnalate come “abuso” dai lettori stessi, quindi di sicuro ho letto TUTTE le peggiori recensioni di Debaser!
Però ho il consiglio dei consigli: divertiti nella scrittura. Se ti diverti mentre scrivi, almeno una cosa l'hai portata a casa!
Fallo prima per te stesso, poi quello che arriva, arriva. Questo è il vero lusso: fare quello che ti piace e ricordati sempre perché ti piace farlo.
Grande consiglio e penso che se io e te siamo qui oggi e abbiamo investito un'ora del nostro tempo in questa roba qui, il motivo è questo: che ci piace e ci diverte parlare e scrivere di musica.
Grazie Andrea, ci leggiamo e commentiamo su Debaser!
In chiusura segnalo anche che dal 2020 c’è un libro che contiene le migliori recensioni pubblicate su Debaser e si intitola “ILLIBRO”, una raccolta del meglio delle recensioni dei primi 20 anni di vita del sito (280 pagine, Edizioni Riff), lo puoi acquistare qui.
Molto interessante. Lui onesto, mi è piaciuto
Bellissima intervista, complimenti! 💪🏻 Ci sono un sacco di spunti interessanti e per quanto mi riguarda mi ci sono identificato parecchio!