🥁 I migliori dischi del 2024
Il consueto e forse inutile (ma anche per questo ci piace tanto) rituale della classifica dei migliori dischi usciti quest'anno secondo il sottoscritto
Ci siamo!
Ultima uscita dell'anno per Indie Riviera e il 2024 si chiude con questi numeri qui:
45.789 minuti di musica ascoltata 🎧
3.878 brani ascoltati 🎶
1.096 artisti diversi ascoltati 👩🎤
10 uscite della newsletter 📬
22.995 parole scritte 🖊️
56 dischi consigliati 💿
8 libri consigliati 📚
6 approfondimenti sull'industria discografica 🏭
1 Playlist 🏄♂️
Se anche ti fosse piaciuto un solo disco, un album, un libro, qualcosa che ho scritto, insomma, qualsiasi cosa… beh, lo sai già 👇
Ed ora, fedele al culto delle liste di Rob Fleming (il protagonista di Alta Fedeltà di
), ecco il consueto e forse inutile (ma anche per questo ci piace tanto) rituale della classifica dei migliori dischi usciti quest'anno secondo il sottoscritto.10. Linger dei Mondaze
Linger è il nuovo album dei Mondaze, uscito a fine novembre per Bronson Recordings, giusto in tempo per finire in questa classifica di fine anno.
I Mondaze (il nome deriva da un neologismo slang che indica la poca voglia di combinare qualcosa il lunedì) sono un gruppo italiano, formatosi a Faenza nel 2016, ma apprezzato anche all'estero (sono passati anche sulle frequenze della Bbc).
Il sound del gruppo e di questo favoloso Linger unisce l’impulsività grunge anni 90 con il wall of sound delle chitarre shoegaze, tutto il disco è una stratificazione di suoni che se la gioca tra melodie sognanti e malinconiche e la potente intensità dei feedback delle chitarre.
Orgoglio.
9. Real Deal degli Honeyglaze
Gli Honeyglaze, trio indie britannico fondato dalla vocalist e autrice Anouska Sokolow, nel 2024 cambiano rotta verso nuovi orizzonti, abbandonando (definitivamente?) l'indie pop sfumato di jazz dell’acclamato debutto self-titled verso un sound più spigoloso.
Le nuove sonorità del gruppo strizzano l’occhio al post-punk con richiami al dream pop anni 90 e sono sospinte da percussioni che alternano delicati tocchi jazz a potenti esplosioni emo-punk, fino ad arrivare allo shoegaze della title-track.
Grande conferma.
8. One Million Love Songs dei Bnny
Uno dei nomi nuovi del 2024 è sicuramente quello dei Bnny, una band di Chicago concepita dalla mente creativa della sua leader carismatica Jess Viscius. One Million Love Songs, uscito ad inizio aprile per la Fire Talk Records, è il loro secondo album.
I Velvet Underground riverberano spesso e volentieri nei solchi dei due dischi, così come l'etereità epica dei Jesus and Mary Chain (Good Staff) e la malinconia ebbra e distorta dei My Bloody Valentine, con qualche passaggio indie pop (Rainbow) e qualcuno più folk.
Un disco che suona - quasi - come un classico.
7. Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me dei Porridge Radio
I Porridge Radio, band di Brighton guidata dalla cantautrice e chitarrista Dana Margolin, in pochi anni sono passati dall’essere alfieri dell'underground made in UK a una delle indie band di maggior interesse del paese.
Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me (titolo meraviglioso), edito dalla Secretly Canadian, è un album di rottura e arriva dopo un periodo buio per Dana.
I brani del disco e la voce di Dana sono intensi e accorati tanto da apparire quasi sgraziati (Lavender, Raspberries), le tracce spaziano tra l’art-rock e il post-punk con gradevoli incursioni nella psichedelia, fino ad arrivare al conclusivo inno indie rock Sick of the Blues, così vivido e stordito da suonare come un manifesto.
6. Wall Of Eyes degli Smile
Wall Of Eyes è il secondo album del trio composto per due terzi dalla spina dorsale dei Radiohead (Thom Yorke e Jonny Greenwood) con l’aggiunta di Tom Skinner, batterista di formazione jazz sempre più a suo agio nel nuovo contesto. Wall Of Eyes, attesto al varco un po’ da tutti, è stato in parte registrato negli studi di Abbey Road con il contributo della London Contemporary Orchestra ed è un disco decisamente più facile da ascoltare che da raccontare.
Le tracce spaziano fra richiami ai Radiohead (ça va sans dire), progressioni math rock, loop psichedelici, krautrock pop, sintetizzatori alla Brian Eno e timidi approcci jazz. Il risultato sono otto pezzi che suonano molto organici, compatti, per un disco convincente che conferma quanto di buono fatto nel 2022.
5. Diamond Jubilee di Cindy Lee
Diamond Jubilee è un disco pubblicato autonomamente dalla sua autrice (Patrick Flegel in arte Cindy Lee), senza etichetta, senza distribuzione, senza promozione, senza countdown: SENZA!
Questa modalità “old fashioned” ha scatenato un corto circuito nella critica musicale: un revival per chi ha vissuto gli anni delle fanzine, dei blog, di Myspace, delle tirature limitate… ma anche una novità assoluta per i nativi digitali che non sono abituati a chi si nega loro su Spotify.
Diamond Jubilee non è solo una strategia di marketing azzeccata, ma anche un grande album che richiama una certa psichedelia anni 60, il rock radiofonico anni 70, l’indie rock lo-fi dagli anni 90 per un pop ipnagogico a metà fra la cantante e batterista Karen Carpenter e i Velvet Underground.
4. Interplay dei Ride
Anche a distanza di decenni i Ride si confermano una delle band shoegaze più importanti e seminali di sempre.
Interplay è il loro settimo album in studio, il terzo da quando si sono riuniti (2014) e si conferma un disco di grande impatto sonoro con riferimenti al synth pop degli anni 80, per stessa ammissione di Gardener.
Interplay è un compendio di come si può fare musica indie nel 2024 senza risultare bolliti, nostalgici o banali. Chitarre che si impennano (Midnight Rider), power pop (Monaco), tastiere e sound new wave anni 80, atmosfere dark (I Came to see the Wrek) e space ballad (Light in a Quiet Room e Last Night I Went Somewhere to Dream) che ricordano gli Spiritualized.
Un disco che mi fa ricordare perché è giusto continuare a cercare.
3. This Could be Texas degli English Teacher
Gli English Teacher sono una band che può tranquillamente ascriversi all’ultima ondata revival post-punk britannica e, come il calabrone che per le leggi della fisica non dovrebbe volare ma lui non lo sa e vola lo stesso, ugualmente gli English Teacher sono sì derivativi ma non per questo inibiti o meno credibili.
This Could be Texas è sospinto da frenesie pop costruite su piano (Broken Biscuits) che ricordano i Fiery Furnaces di Eleanor Friedberger e dall’intensa e vibrante voce di Lily. Con una benda sugli occhi scommetterei trattasi di un gruppo dalla scuderia Rough Trade, ma la verità è che i ragazzi girano in orbita Island Records.
Gli English Teacher hanno evidentemente una passione per i coup de théâtre e non c'è un brano che passi sul piatto senza un cambio di ritmo, un'esplosione strumentale - che siano fiati o archi (Masterminf Specialism) poco importa - wall of sound improvvisi, riff di basso catchy, loop… e riescono a farlo senza risultare fini a se stessi o pomposi.
L’insegnante di lettere ha sempre il suo fascino.
2. The Neon Gate dei Nap Eyes
I Nap Eyes, band indie rock canadese attiva dal 2011, sono portabandiera della Paradise of Bachelors, un'etichetta discografica del North Carolina, acclamata dalla critica e nominata ai Grammy.
La loro ultima fatica, The Neon Gate, è un disco post-rock e guitar pop insieme, intimo e malinconico, così fragile ma anche potente, composto da tracce lunghe e ipnotiche in cui le chitarre acustiche e quelle elettriche si fondono in un abbraccio di riverberi e sintetizzatori. Otto tracce su dieci superano i sei minuti, invitando ad una fruizione lenta e contemplativa, dove ogni brano si svela poco a poco per restare a lungo nelle orecchie dell’ascoltatore.
Immancabile nella tua libreria.
1. Iechyd Da di Bill Ryder-Jones
Bill Ryder-Jones è un poliedrico musicista inglese noto ai più per essere stato il chitarrista degli amati Coral. Nel 2008 Bill ha lasciato la band per intraprendere una carriera solista, a cominciare dal suo esordio If..., basato sul romanzo di Italo Calvino del 1979 Se una notte d'inverno un viaggiatore. Se il buongiorno si vede dal mattino...
Iechyd Da, termine gallese che si traduce in "buona salute", pubblicato a Gennaio da Domino Records, è un disco pop elegante, riflessivo, onirico e sinfonico, sempre ambizioso. Se il gioco è quello delle assonanze, riecheggiano il folk pastorale di Nick Drake, la magniloquenza dei Flaming Lips di The Soft Bullettin (This Can't Go On), il dream pop dalle atmosfere sognanti dei Mercury Rev (I Know It's Like This) e, perché no, Such a Perfect Day di Lou Reed (It's Today Again).
Disco dell'anno.
🙏 Grazie per essere qui e per il tuo supporto, se ti va puoi condividere nei commenti i tuoi dischi, brani o artisti preferiti del 2024.
Classifica molto bella, a volte sembra che tu riesca a "scattare delle foto con la penna"! Vorrei riascoltare meglio un paio di dischi ma ho Lucifer Stand di Cindy Lee in loop! 😅🤷🏻♂️
Like a prescindere, e segnalibro per leggere dopo senza farmi influenzare. Poi vediamo su quanti siamo d’accordo. Olé