☮️ #DisarmSpotify: Addio, e grazie per tutto il pesce
Cos'è "Disarm Spotify" e perché centinaia di band e migliaia di ascoltatori e ascoltatrici stanno lasciando la piattaforma svedese, ma anche la miglior musica di settembre secondo me
Ogni giorno usiamo decine di piattaforme digitali senza farci troppi scrupoli, invece a volte - e lo dico prima di tutto a me stesso - dovremmo chiederci chi le controlla davvero e dove vanno a finire i nostri soldi.
All’inizio dell’estate Daniel Ek, CEO di Spotify, ha investito centinaia di milioni dei suoi euro in Helsing, una società europea che sviluppa software AI a scopi bellici (forse ricorderai che ne ho scritto a giugno 2025). La notizia ha fatto piuttosto scalpore e, da quel momento, è cominciata una sorta di diaspora da Spotify.
Una delle prime voci ad alzarsi con forza è stata quella di Laura Burhenn, titolare del progetto musicale The Mynabirds e parte della lineup live dei Postal Service. Laura ha pubblicato su TikTok e Instagram una serie di video intitolati Disarm Spotify, nei quali spiegava che avrebbe rimosso tutta la sua musica dalla piattaforma. I video in questione hanno raggiunto milioni di visualizzazioni in pochissimo tempo.
In questa puntata del podcast di Drowned In Sound dal titolo Why Musicians and Music Fans Are Leaving Spotify trovi un’intervista integrale a Laura in cui l’artista spiega le sue motivazioni.
“Quando ho letto la notizia che Daniel Ek aveva investito 600 milioni di euro in Helsing, una startup militare di intelligenza artificiale, mi è venuta voglia di bruciare il mondo intero. Voglio dire, odiavo già Spotify per tutte le ragioni che sapete, hanno pagato artistə una miseria per anni. Ma poi sapere che la musica, che io creo come mezzo per connettermi con altre persone, per guarire me stessa e, si spera, portare conforto ad altre persone che si sentono sole, tristi e tutte le sensazioni che proviamo come esseri umani. Sapere che tutto ciò era stato sfruttato da qualcuno che aveva giurato di non poterci pagare più di così e che ora grazie agli introiti derivati dal mio lavoro può investire centinaia di milioni di euro in guerra… bè, non c'è molto che mi abbia mai fatto arrabbiare di più in una volta sola.”
Dopo aver rimosso la propria musica dalla piattaforma Laura si è chiesta: “Come faccio a spiegarlo a chi non mi segue sui social?” In risposta a questa domanda ha registrato il brano Disarm Spotify, ma al momento del caricamento la piattaforma ha rifiutato di pubblicarla.
Il 1° settembre, senza demordere, Laura l’ha proposta di nuovo ma con un titolo diverso: Labor Day Love Letter; facendo leva sul fatto che il 1° settembre negli Stati Uniti è effettivamente il Labor Day. La traccia, ora online, è un monologo rivolto a Spotify: "Cari amici e amiche, in segno di protesta per l'investimento di Daniel Ek, ho tolto la mia musica da Spotify. Ecco perché consiglio anche a voi di lasciare la piattaforma…"
A seguire anche band come Godspeed You! Black Emperor, King Gizzard & the Lizard Wizard, Deerhoof, Xiu Xiu e tanti ancora hanno rimosso il proprio catalogo da Spotify. Tuttavia abbandonare Spotify non è una cosa così immediata, sia per motivi contrattuali che per motivi economici. Proprio per questo molti altri gruppi (oltre 400 tra cui Massive Attack, Fontaines D.C., Primal Scream, Amyl and The Sniffers, Mogwai...) il 18 settembre hanno lanciato una campagna di boicottaggio chiamata No music for genocide. Queste band continueranno a mantenere i propri brani su Spotify, per i fan, ma attraverso il geoblocking renderanno la loro musica inaccessibile a chi risiede in Israele.
Il pubblico invece può scegliere dove ascoltare e può cambiare piattaforma in qualsiasi momento, del resto ormai i cataloghi sono molto simili fra di loro. Da oggi anche Indie Riviera non avrà più i sampler embeddati da Spotify ma da Bandcamp: Addio Spotify e grazie per tutto il pesce! (Cit.)
The Heat Warps dei Modern Nature è il disco del mese
The Heat Warps dei Modern Nature è un disco autunnale, ha i colori delle foglie secche ed è capace di sorprenderti come una brezza fresca che punge nonostante il sole ancora caldo.
I Modern Nature sono una band inglese guidata dal musicista Jack Cooper (già con Veronica Falls e Mazes). L’idea iniziale di Jack era quella di confluire in questo progetto il suo amore per il folk tradizionale britannico, la curiosità verso il jazz esplorativo e il suo personale bagaglio di esperienze indie rock. Con queste premesse il gruppo ha debuttato nel 2019 con How to Live, riscuotendo da subito diversi consensi.
The Heat Warps, pubblicato da Bella Union, è il quarto album in studio e rappresenta una sterzata decisa: vengono abbandonati gli arrangiamenti sofisticati (inizialmente costruiti su archi, contrabbasso e fiati), per abbracciare un suono più chitarristico, anche grazie all’ingresso della seconda chitarrista Tara Cunningham.
Uno dei temi principali del nuovo sound è proprio il dialogo continuo tra le due chitarre, quella di Jack e quella di Tara: "Sono sempre stato attratto dalle band in cui due chitarristi lavorano come un unico corpo per colorare la sezione ritmica"; ha spiegato Cooper, che in altre circostanze ha anche citato i Television.
L’album è stato registrato al Gizzard Recording, uno studio completamente analogico nella zona est di Londra, e questa cosa ha un impatto sul sound. Le strutture ricorrenti e ipnotiche rimandano ad un certo post-rock che mi fa pensare agli Early Day Miners (All Harm Ends Here), l’attitudine slowcore mi fa fantasticare su come sarebbero i Karate se fossero nati in Inghilterra e l’indole jazzy, minimalista e sofisticata mi ricorda - forse inspiegabilmente - gli High Llamas.
Non è un colpo di fulmine estivo, ma un amore che cresce ascolto dopo ascolto con l'accorciarsi delle giornate.
The Cords delle The Cords
Il disco primaverile dell’autunno è The Cords delle sorelle Tedeschi, in arte The Cords (sì, è un classico esordio self titled).
A Inverkip, cittadina scozzese di 3.500 abitanti, il cui unico vanto è la baia e il rispettivo porto, fare musica è più una necessità che un’opzione. È così che Eva e Grace Tedeschi, nate e cresciute lì, hanno iniziato dapprima a suonare la batteria, per poi dividersi tra chitarra (Eva) e basso (Grace).
Il loro è un sodalizio basato su indie pop e (ça va sans) legami di sangue, con chiari riferimenti alle pubblicazioni Sarah Records e all’estetica C-86.
Riferimenti del genere non potevano passare inosservati a Skep Wax e Slumberland Records, che le hanno scritturate rispettivamente per Regno Unito ed Europa (Skep Wax) e Stati Uniti (Slumberland). Prima di questo debutto invece c’erano state solo una cassetta, un singolo su flexi-disc e qualche apparizione al fianco di nomi di punta come Belle and Sebastian e Camera Obscura.
Le 13 tracce di The Cords sciolgono i nastri nello stereo in poco più di mezz’ora, con pezzi anche sotto i due minuti. Tutto come da tradizione: jangle-pop, pochi accordi, urgenza febbrile, emozioni compresse e melodie catchy; tutto in pieno spirito punk e DIY.
Twilight Override di Jeff Tweedy
Ci sono momenti in cui quello che hai da dire ha talmente bisogno di essere detto che non c’è tempo di aspettare che la rima o l’accordo siano perfetti, l’unica cosa che puoi fare è sederti, imbracciare la chitarra e cominciare a cantare.
Certo che se hai a disposizione uno studio come il The Loft di Chicago, una schiera di musicisti al tuo fianco (fra cui due dei tuoi figli) e una scrittura come quella di Jeff Tweedy, il risultato non può che essere Twilight Override.
Twilight Override è il quinto album solista di Jeff Tweedy, pubblicato tramite DBPM Records a cinque anni da Love Is The King. Si tratta di un triplo album — 30 canzoni spalmate su tre vinili — concepito dopo l’ennesimo ascolto di Sandinista! dei Clash, durante un viaggio in macchina con i figli Spencer e Sammy.
La scrittura di Jeff è sempre più focalizzata su temi politici e sociali made in USA e se il metro è questo: quasi due ore di musica in direzione ostinata e contraria; significa che la misura è colma.
Il disco abbraccia l’intero spettro delle possibilità tweediane: pezzi acustici, corde ferruginose, feedback gracchianti, arrangiamenti arricchiti da piano e archi, fino alle immancabili cavalcate di chitarra.
Il primo LP offre arrangiamenti essenziali, un suono morbido e un’atmosfera intima; il secondo porta energia e slanci; l’ultimo è il più sfrontato e coraggioso.
Nell’era dei singoli Tweedy se ne esce con un disco triplo, dalle tematiche sociali e politiche, si tratta di qualcosa di sovversivo che probabilmente è la sua più grande opera solista.
History Of Silence dei Múm
Dopo una pausa lunga dodici anni i Múm tornano con un disco che riporta alle atmosfere degli esordi e sto pensando ai loro album di culto Yesterday Was Dramatic, Today Is OK (1999) e Finally We Are No One (2002).
History Of Silence - questo il titolo - ha avuto una gestazione di due anni e di parecchi chilometri, le registrazioni sono infatti cominciate nel sud Italia per poi proseguire a Berlino, Atene, Helsinki, New York, Praga e Reykjavík. L’album è pubblicato ancora una volta da Morr Music, l’etichetta berlinese che accompagna la band fin dall’inizio.
Quando si aziona la manovella dal carillon si viene avvolti da una strumentazione calda e analogica; per lo più xilofoni, tastiere, voci tremolanti, elettronica noise minimale, esplosioni sinfoniche e cambi di ritmo repentini.
History Of Silence attraversa tutto lo spettro che si può trovare tra indietronica e folktronica, con un’eleganza che i Múm non hanno mai smarrito.
Animal Hospital dei Ganser
I Ganser sono un trio di Chicago nato nel 2014 da un’idea dalla tastierista e cantante Nadia Garofalo e dalla bassista e cantante Alicia Gaines. Le due si erano conosciute alla scuola d’arte e legate grazie alla comune passione per le band sperimentali e il cinema alternativo. Oggi invece il nucleo della band è formato da Alicia, Brian Cundiff e Sophie Sputnik.
Animal Hospital è il nuovo album del trio e arriva cinque anni dopo Just Look at That Sky. Si tratta di un disco post-punk immerso in atmosfere goth, con velleità art rock a tratti corrisposte. Questo secondo disco della band è stato registrato ai Jamdek Studios e prodotto dallo storico collaboratore (udite, udite!) Angus Andrew dei Liars.
Animal Hospital mostra i Ganser al massimo del loro dinamismo: batterie che scandiscono ritmi potenti e metronomici, linee di basso pulsanti, chitarre che spingono, sintetizzatori che intervengono come a calmare gli animi.
Gli anni trascorsi in tour con band del calibro di IDLES, Mclusky e Ted Leo, e i concerti condivisi con Amyl & The Sniffers, Bikini Kill e Viagra Boys hanno affinato il talento della band. Pitchfork ha definito Animal Hospital “lynchiano” e, per una volta, l’aggettivo calza a pennello.
Se superi lo scoglio iniziale di Black Sand (nu-metal?) il resto potrebbe essere una piacevole scoperta.
Bots di Pickle Darling
I Pickle Darling sono un progetto semi-solista di Lukas Mayo, cantautore e produttore neozelandese. Lukas ha esordito nel luglio 2016 con Oh Golly Gosh, It’s The Beatles, una raccolta di cinque cover lo-fi dei Beatles registrate in casa alla bell’e meglio.
Bots è il nuovo album dei Pickle Darling è stato autoregistrato nello studio casalingo di Christchurch - sempre Nuova Zelanda - e pubblicato da Father/Daughter Records (ma potresti appiccicarci l’adesivo della Morr Music e nessuno se ne accorgerebbe). L’album si apre con un memo vocale (le campionature sono un marchio di fabbrica dei suoi lavori) e se la gioca su chitarre acustiche, xilofoni (che potrebbero ricordare vagamente una produzione alla Nigel Godrich) e drum machine.
Bots è un disco intimo ed esistenziale che cita più o meno volontariamente l’elettronica creativa e giocosa degli ISAN, ma anche gli Electric President o i Books. Consigliato!
Kala di Colin Walsh
Ora voglio tutta la tua attenzione!
Sto per segnalarti il tuo libro preferito del 2025, ma non perdere tempo a ringraziarmi (puoi farlo dopo nei commenti), piuttosto leggi qua 👇
Premessa: Kala è l’esordio assoluto di Colin Walsh, autore irlandese che con questo masterpiece ha già conquistato il primo posto delle classifiche del suo paese.
Sinossi in breve: Nell’estate 2003 a Kinlough, un sobborgo dell’Irlanda del Nord, un gruppo di adolescenti si conosce alla festa di fine anno scolastico e vive la migliore estate della propria vita (io so che tu sai che io so di cosa stiamo parlando). È tutto perfetto finché… Kala, leader carismatica del gruppo e dal passato nebuloso, scompare senza lasciare traccia. A quel punto tutto va in frantumi.
Quindici anni dopo, tre amici di quella compagnia si ritroveranno nella cittadina perché dei resti umani sono stati ritrovati nel bosco e, forse, è proprio Kala. Ma c’è un “però”: a riemergere non saranno solo ossa, ma anche paure, emozioni sepolte, rapporti irrisolti e tanti misteri che dovranno essere sciolti un capitolo dopo l’altro, su due linee temporali.
Ingredienti:
15% Stand By Me
20% Twin Peaks
15% It
28% Thriller scandinavo a caso
20% Romanzo di formazione
2% The Goonies
Ok, ora - ovvero appena torni dalla libreria - puoi ringraziarmi.
Per approfondire
🛑 I Radiohead sono finiti nella lista BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), il movimento impegnato a porre fine al sostegno internazionale all’oppressione israeliana dei palestinesi: BDS ha chiesto il boicottaggio dell’imminente tour dei Radiohead del 2025 a causa del loro “silenzio complice”.
👩🎤 Glamour ha collaborato con Cheer Up Luv per pubblicare questo articolo sulla misoginia nella musica, in cui si parla con Nova Twins, Lambrini Girls e Izzy Bee Philips dei Black Honey di discriminazione, molestie e silenziamento.
🐰 Bad Bunny dopo aver spiegato i motivi politici per cui il suo tour mondiale legato al disco Debí tirar más fotos non farà tappa negli Stati Uniti, ha annunciato la sua partecipazione all’Halftime show del Superbowl, come dire: combattiamo il nemico dall’interno.
My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)