💆♂️ Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare l'algoritmo
Spoiler: non amo l'algoritmo, anzi faccio ascolti molto mirati, ma faceva figo citare "Il Dottor Stranamore" di Stanley Kubrick e comunque mi preoccupo ancora tanto e di troppe cose.
Questo mese è stato davvero difficile incastrare il tempo per questa newsletter, ma i nuovi iscritti di maggio mi hanno dato la spinta: grazie!
(Se vuoi sapere come puoi contribuire alla crescita di Indie Riviera, leggi in fondo)
“Ok, let’s do it!”
Harness Your Hopes dei Pavement ha compiuto il suo destino: è passata dall'essere una b-side (ovvero una traccia non inclusa in nessuno degli album ufficiali della band) ad essere il brano più ascoltato del gruppo sulle piattaforme di streaming, fino ad ottenere il "Disco d’Oro". Lo so è assurdo per una band indie come i Pavement, ma ora ti spiego come.
La canzone in questione è finita come sottofondo musicale ad un meme social andato virale. Il meme è Utah Fit Check e consiste in una story in cui gli utenti mostrano i loro vestiti con sotto la terza strofa del brano
Mostrami una parola che fa rima con marciapiede e non ucciderò i tuoi genitori, e non li arrostirò neppure allo spiedo
In questo articolo pubblicato dal Post è spiegata tutta l'escalation di Harness Your Hopes con dovizia di particolari.
Situazioni del genere sono dei glitch del sistema discografico, ma si tratta comunque di episodi tutt’altro che rari. I trend social come Utah Fit Check giocano un ruolo importante, ma la parte del leone la fanno le piattaforme di streaming come Spotify & Co.
Succede più o meno questo: un meme social diventa un trend e rende molto familiare un brano alle orecchie degli utenti; gli utenti dei social cominciano a cercare quel brano sulle piattaforme di streaming; gli algoritmi capiscono che quel brano, in quel momento, è molto popolare; le piattaforme lo piazzano fra i brani consigliati in home e il brano comincia a macinare migliaia e migliaia di streaming. Il gioco è fatto.
A proposito di come funzionano questi algoritmi ti segnalo assolutamente la puntata di Leoni per Agnelli (il podcast del Sole 24 Ore di Manuel Agnelli) in cui il conduttore dialoga su questi temi con il divulgatore scientifico Massimo Temporelli.
Il pezzo è "entry level", ma del resto il pubblico del Sole è generalista e Temporelli è un divulgatore che deve parlare a tutti. Oggi le cose sono anche molto più complicate di come le ascolterai in questa puntata, senza contare che ultimamente gli algoritmi hanno avuto un'accellerata.
Se la prima generazione di algoritmi musicali ha utilizzato principalmente l’interfaccia "brani simili" e "a chi piace questa canzone piace anche quest'altra", i classici brevetti resi famosi da Amazon, è notizia di queste settimane che sia Spotify che Amazon stanno introducendo l'intelligenza artificiale nelle loro strategie di discovery.
Stando a quanto dice Spotify l'AI sarà in grado di generare playlist musicali con uno specifico riferimento a luoghi, animali, attività, personaggi di film, colori o emoji. In pratica qualunque prompt di testo sarà trasformato in musica. Spotify sta lanciando questa feature negli Stati Uniti e in Australia. Ne parla Wired in questo post.
A questa novità Amazon Music risponde con Maestro, una funzione che utilizza la tecnologia AI per rendere più facile la creazione delle playlist.
In mezzo a tutto questo c’è ancora qualcuno che resiste (che suona un po’ come l’incipit dei film di Asterix e Obelix quando il villaggio dei Galli era ormai assediato dagli eserciti romani). Mi riferisco al progetto Human Vs. Robots, un ensemble di persone, critici, musicisti, giornalisti… che hanno come obiettivo quello di far esplodere la bolla di musica dentro la quale ci rinchiude l’algoritmo e “suggerire ogni giorno un brano da ascoltare tra quelli appena usciti”.
Li trovi anche qui su Substack e devi assolutamente seguirli!
Diamond Jubilee di Cindy Lee
Ecco, ora dimentica tutto quello che hai letto sin qui perché tutto ciò non può valere per Diamond Jubilee di Cindy Lee.
Diamond Jubilee è un disco pubblicato autonomamente dal suo autore (Patrick Flegel in arte Cindy Lee), senza etichetta, senza distribuzione, senza promozione, senza countdown, con la tracklist appositamente concepita per essere masterizzata in autonomia su due CD-R e la promessa che il disco non sarà MAI caricato su Spotify.
L’unica richiesta - per chi casomai volesse - è quella di donare 30 dollari via Paypal.
Questa modalità “old fashioned” ha scatenato un corto circuito nella critica musicale: un revival per chi ha vissuto gli anni delle fanzine, dei blog, di Myspace, delle tirature limitate… ma anche una novità assoluta per i nativi digitali che non sono abituati a chi si nega loro su Spotify.
Il trucchetto ha funzionato alla grande tanto che Andy Cush di Pitchfork ha assegnato all'album una valutazione di 9.1 su 10, definendolo "un'essenziale miniera di musica".
Un passo indietro.
Cindy Lee è l’alter ego femminile del musicista canadese Patrick Flegel, ex frontman degli Women, una band degli anni 10 che Patrick tirava avanti con suo fratello. Nel 2010 Flegel ha iniziato ad esibirsi come solista, con la sua identità femminile e sotto lo pseudonimo di Cindy Lee, arrivando a pubblicare una serie di album pop d'avanguardia sui temi dell'alienazione e dell'identità di genere.
Diamond Jubilee è il suo quarto album in studio, 2 ore di musica che puoi ascoltare integralmente qui su YouTube.
Voce misogina, psichedelia anni 60, rock radiofonico anni 70, indie rock lo-fi dagli anni 90 per un pop ipnagogico a metà fra la cantante e batterista Karen Carpenter e i Velvet Underground.
Il dubbio resta: ne parliamo per la modalità con la quale è stato distribuito o per la qualità della musica? Mia opinione: non vale lo sbatti necessario a masterizzare le tracce su due CD-R, ma una streammata sul tubo può valere il tuo tempo.
This Could be Texas degli English Teacher
La palma di disco del mese, sul filo di lana rispetto alla proposta successiva, va a This Could be Texas degli English Teacher.
Gli English Teacher, capeggiati dalla leader carismatica Lily Fontaine (voce, chitarra e synth), si sono conosciuti durante gli studi al Conservatorio di Leeds e si sono costituiti nel gruppo che conosciamo nel 2020.
La band può tranquillamente ascriversi all’ultima ondata revival post-punk britannica e, come il calabrone che per le leggi della fisica non dovrebbe volare ma lui non lo sa e vola lo stesso, ugualmente gli English Teacher sono sì derivativi ma non per questo inibiti o meno credibili.
Facili etichette a parte, il sound del gruppo è tutt'altro che semplice da raccontare. Da un lato la spigolosa frenesia pop costruita sul piano (Broken Biscuits) mi ricorda i Fiery Furnaces di Eleanor Friedberger o i Dresden Dolls, dall’altro l’intensa e vibrante voce di Lily sui feedback di chitarra mi fa pensare gli Alvvays. Con una benda sugli occhi scommetterei trattasi di un gruppo dalla scuderia Rough Trade, ma la verità è che i ragazzi girano in orbita Island Records.
Gli English Teacher hanno evidentemente una passione per i coup de théâtre e non c'è un brano che passi sul piatto senza un cambio di ritmo, un'esplosione strumentale - che siano fiati o archi (Masterminf Specialism) poco importa - wall of sound improvvisi, riff di basso catchy, loop… e riescono a farlo senza risultare fini a se stessi o pomposi.
Con gli English Teacher c’è poco da capire, “basta” affidarsi.
Big Swimmer dei King Hannah
I King Hanna, assieme agli English Teacher, sono il gruppo che più mi ha appassionato ultimamente.
Il duo è nato a Liverpool nel 2017 dall’incontro fra il polistrumentista Craig Whittle e la cantante gallese Hannah Merrick. I due lavoravano nello stesso bar e, cazzeggiando prima dell’inizio del turno, hanno maturato l’idea che insieme potessero essere più che la somma delle parti.
Hannah ha una voce cristallina, con un timbro quasi country, in grado di dialogare perfettamente con le robuste chitarre di Craig. Se Hannah è l’interprete dei pezzi, la titolarità degli arrangiamenti fa capo a Craig e la combo fra i due pare funzionare alla perfezione. Big Swimmer è il terzo album in studio pubblicato sotto l’ombrellone della City Slang Records.
L’album è un tuffo in mezzo a paesaggi sonori post rock e dense chitarre proto-shoegaze, con qualche coda noise, farciti di suspense in cui gli attimi di silenzio caricano di pathos quello che sta per arrivare.
Meritevoli, parecchio secondo me.
Lives Outgrowns di Beth Gibson
Impossibile parlare di Beth Gibson senza menzionare i suoi Portishead, uno di quei gruppi che, quando vengono pronunciati ad alta voce in determinati salotti bene, una saetta esplode in lontananza e un cavallo nitrisce (se questa metafora ti perplime è ora di dare una rispolverata alla filmografia di Mel Brooks n.d.a.)
Infatti per l’indiepedico la discografia dei Portishead va snocciolata a memoria, come le vecchie in chiesa mulinellano i granelli del rosario e, se proprio non li conosci, o non li ricordi bene: fingi! Fingi di essere quella vecchia devota che biascica il rosario.
Come forse avrai intuito dalla rosicata, non ho colto il trip-hop dei Portishead nel momento in cui la loro musica esordiva (e ne soffro ancora), ma solo perché ad inizio anni 90 ero ancora troppo preso dai film di Molly Ringwald. Però non ho mancato il treno della carriera solista di Beth Gibbons, mi riferisco evidentemente a Out of Season del 2002, il disco con Rustin Man.
Se in Out of Season Beth rievocava le tradizioni folk britanniche attraverso eleganti brani per lo più acustici, Lives Outgrown, 22 anni dopo, è un disco intimo, profondo, maturo, magniloquente, sinfonico e crepuscolare.
Le luci della ribalta hanno lasciato il posto alla serenità e alla consapevolezza, tanto che archi e atmosfere talvolta rendono Lives Outgrown più vicino ad una OST piuttosto che ad un album pop.
In Lives Outgrown Beth ci ricorda quanto sia fugace il tempo a disposizione e quanto sia prezioso il presente. Lost Changes è il potentissimo brano che riesce a racchiudere la summa di tutte queste cose.
Beth Gibbons ora pro nobis!
Where's My Utopia? degli Yard Act
Leed ma cosa gli fai ai giovani musicisti?!?
È da Leed che sono partiti nel 2019 gli Yard Act, inizialmente dall’idea del cantante James Smith e del bassista Ryan Needham, ai quali successivamente si sono uniti il chitarrista Sam Shjipstone e il batterista Jay Russell.
Dopo gli esordi a singhiozzo causa covid e le auto produzioni con la propria label, i ragazzi approdarono infine alla Island Records.
L’estetica del gruppo fonde un’attitudine post-punk con un patchwork di stili variegati che comprendono la dance-pop, l’afrobeat, l’hip-hop e tanto altro ancora che ti sfido a rintracciare traccia dopo traccia.
Questo disco potrebbe essere la risposta più verosimile alla domanda di cui nessuno sentiva il bisogno: come suonerebbe un featuring fra gli LCD Sound System, i Coral, Mf Doom e i The Go! Team? Schiaccia Play e scoprilo!
Intrinsecamente connessi al territorio da cui provengono il gruppo affronta temi socio-politici in un album in cui la co-produzione di Remi Kabaka Jr. dei Gorillaz è la ciliegina sulla torta.
Stimolanti.
Look to the East, Look to the West dei Camer Obscura
Questa volta la quota diabetica di Indie Riviera è tutta a carico dei Camera Obscura.
Originari di Glasgow i Camera Obscura sono nati nel 1996 dalla mente dalla cantante e chitarrista Tracyanne Campbell, del percussionista John Henderson e del bassista Gavin Dunbar.
Cresciuti in orbita (e forse all'ombra dei più illustri) Belle and Sebastian, i Camera Obscura hanno il raro dono di sublimare il dolore e il malessere esistenziale in pezzi indie pop dolci e malinconici.
Look to the East, Look to the West arriva a 11 anni di distanza dal precedente album e segna il ritorno alla Merge Records, dopo due uscite con al 4AD.
Superata la drammatica scomparsa del tastierista Carey Lander e dopo essersi riuniti su richiesta dei “fratelli maggiori” Belle and Sebastian nel 2018, il gruppo si è rimesso in moto. Look to the East, Look to the West è dunque un nuovo potente inizio, ma profondamente collegato al sound degli esordi.
Da riscoprire.
Walking After Dark dei The Mountain Movers
I Mountain Movers da New Haven, nel Connecticut, sono un’intuizione del cantante, songwriter e chitarrista Daniel Greene.
Sebbene il sound degli esordi strizzasse l’occhio al folk con ammiccamenti indie pop, i Mountain Movers si sono evoluti nel corso degli anni verso lidi psichedelici e hanno ceduto al richiamo delle pesanti chitarre rock. Una svolta che è stata sicuramente favorita e assecondata dall’ingresso nella scuderia della Trouble in Mind Records.
Walking After Dark è un disco psichedelico e rurale, druidico quasi, in cui culti agresti e riti ancestrali vengono celebrati nei boschi del Connecticut (ci sono dei boschi nel Connecticut vero?!?), sotto l’occhio di bue della luna.
Chitarre ipnotiche e suoni profondi che si immergono nella psiche di chi ascolta, sono la colonna sonora di questo viaggio allucinato.
Steve Albini
Il 7 maggio ci ha lasciati Steve Albini, chitarrista, cantante, critico, produttore discografico, pensatore libero e tante altre cose. Non ho aneddoti particolari, l’ho conosciuto come tantissime altre persone “solo” attraverso i dischi che ha registrato, si calcola che siano qualcosa che gira fra i 1.500 e i 2.000. Nonostante il suo talento sconfinato, voleva essere pagato ad ore come un operaio (un idraulico) e pensava che il sistema delle rolyalties delle case discografiche, fosse uno strozzinaggio verso gli artisti. Questo la dovrebbe dire lunga sulla persona che è stata, tanto che è effettivamente impossibile determinare il suo contributo alla scena indie e alternative.
Qualsiasi sia il tuo grado di conoscenza di Steve, ti consiglio di ascoltare questa puntata de L’Idealista di Alberto Piccinini, dedicata a Steve Albini.
Scrivere di musica. Una guida pratica e intima di Rossano Lo Mele
Nella mia vita ho sperimentato molti tipi di scrittura in tanti ambiti differenti. Non credo di avere particolari predisposizioni, inoltre l’essere dislessico non è esattamente una condizione privilegiata (forse lo avevi intuito dai refusi), ma la scrittura è comunque una parte importante della mia giornata.
Ho scritto un paio di libri per lavoro (manualistica), racconti brevi (forse un giorno ti darò il link per leggerli), diversi blog, diverse newsletter… eppure scrivere di musica rimane tutt’ora il mio guilty pleasure.
In questo libro ho ritrovato tutto, TUTTO, ciò che mi piace di questo tipo di scrittura. Se hai vissuto l’epoca delle fanzine che si trasformavano in riviste o l’epoca dei blog che diventavano testate online, se ti scambiavi le cassette con gli amici, sei hai una rivista musicale preferita e alcune delle firme che ci scrivono sopra sono i tuoi eroi… insomma, quello che sto cercando di dire è: se sei un boomer-musicale quanto me, questo libro sarà pura poesia!
Grazie Rossano.
Per approfondire
🎟️ I detrattori di Ticketmaster Live Nation sostengono che i gestori di palazzetti e locali non possano fare a meno di questo servizio perché, se si sottraessero, Live Nation Entertainment (sfruttando una posizione di dominio) potrebbe smettere di organizzare spettacoli nelle loro sedi. Ne parla Il Post in questo articolo.
👾 Napster compie 25 anni e gli artisti indipendenti a cui Napster faceva bene nel 1999 oggi si trovano fuori dagli uffici di Spotify a battere cassa. Trovi un articolo di approfondimento sul LA Times.
🎁 Uno studio sugli abbonati ai servizi di streaming musicali negli Stati Uniti rivela che i consumatori stanno tagliando le loro sottoscrizioni a causa dell'aumento dei prezzi. Il 66% degli intervistati non può più permettersi tutte le sottoscrizioni. In futuro i player potrebbero prevedere dei cross-bundle, ovvero combinare musica con altri tipi di servizi in streaming. Puoi approfondire questo studio su Digital Music News.
My job here is done
Alla prossima!
(Hai notato che non scrivo mai “A presto”?)
🤹 Io, l’autore
Ciao, sono Francesco, forse ti ricorderai di me per la webzine Indie For Bunnies di cui sono stato co-fondatore, o per qualche pezzo pubblicato sulla rivista musicale Losing Today, o per le mie doti comiche "Qual è il gruppo preferito di un cartolaio?" "I Moleskine!"; o per altri Super Poteri di Merda™ come questo (seguimi per altre eroiche imprese).
Se invece è la prima volta: sei su Indie Riviera la newsletter che una volta era un blog (una volta qui era tutta blogosfera) e oggi è il posto su cui scrivo di dischi, etichette , industria musicale, libri e cultura pop in generale.
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